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Titolo : Il segreto del Bosco Vecchio Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Dino Buzzati (1906-1972) , Autore ; Dino Buzzati (1906-1972)
, Illustratore
Editore: Segrate (MI) [Italia] : Arnoldo Mondadori Editore Data di pubblicazione: 2015 Collane: Oscar Junior Numero di pagine: 200 Ill.: illustrato dall'autore Dimensioni: brossura ISBN/ISSN/EAN: 978-88-04-59894-7 Prezzo: € 10,00 Lingua : Italiano (ita) Lingua originale : Italiano (ita) Tags: Fiaba Avventura Natura Note sul contenuto: I boschi di Valle di Fondo hanno due nuovi padroni: il colonnello Procolo, un uomo che non sorride mai, e suo nipote Benvenuto, un orfano che vuole soltanto essere amato. Il colonnello, però, non conosce tenerezza, e la presenza di Benvenuto lo inquieta tanto da indurlo a desiderarne la morte. Ma né Matteo, vento gradasso, né il malvagio topo con cui Procolo si è alleato riusciranno a far del male al ragazzo, protetto dai Geni che abitano il bosco... Il segreto del Bosco Vecchio [materiale a stampa] / Dino Buzzati (1906-1972), Autore ; Dino Buzzati (1906-1972)
, Illustratore . - Segrate (MI) [Italia] : Arnoldo Mondadori Editore, 2015 . - 200 : illustrato dall'autore ; brossura. - (Oscar Junior) .
ISBN : 978-88-04-59894-7 : € 10,00
Lingua : Italiano (ita) Lingua originale : Italiano (ita)
Tags: Fiaba Avventura Natura Note sul contenuto: I boschi di Valle di Fondo hanno due nuovi padroni: il colonnello Procolo, un uomo che non sorride mai, e suo nipote Benvenuto, un orfano che vuole soltanto essere amato. Il colonnello, però, non conosce tenerezza, e la presenza di Benvenuto lo inquieta tanto da indurlo a desiderarne la morte. Ma né Matteo, vento gradasso, né il malvagio topo con cui Procolo si è alleato riusciranno a far del male al ragazzo, protetto dai Geni che abitano il bosco... Prenotazione
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 2691 FIA.BUZ.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile
Titolo : Aladino e la lampada meravigliosa Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Arnaldo Dominicis (non è specificato), Traduttore Data di pubblicazione: ottobre 1993 ISBN/ISSN/EAN: 978-88-7983-051-5 Note generali: giovane Aladino, un ragazzo che viveva nel Catai (antico nome occidentale con il quale si identifica l'odierna Cina settentrionale), era un fannullone perdigiorno, la cui indolenza faceva disperare la madre, rimasta vedova del padre, il sarto Lutsciù,[5] morto di crepacuore per la preoccupazione che gli dava questo figlio disobbediente. Un giorno Aladino ricevette la visita di un mago proveniente dal Maghreb, che saputo della morte del padre si spacciò per un suo fratello, anche se né madre né figlio avevano mai inteso dire di qualche fratello di Lutsciù. Il mago, uno stregone, un necromante, abbindolò la madre, cui regalò frutta e dolci, e la convinse ad affidargli il giovane scapestrato per farne un mercante di stoffe.
Un venerdì il mago chiese ad Aladino di accompagnarlo fuori città; in aperta campagna accese un fuoco di sterpi, vi gettò sopra una polvere di odore strano, e mentre dal fuoco si levava un fumo inquietante, declamò parole incomprensibili. La terra si aprì improvvisamente ed apparve una grossa pietra di forma quadrata, che aveva nel mezzo un grosso anello di bronzo. Aladino avrebbe voluto scappare, ma il mago lo fermò con uno schiaffo e gli disse che sotto quella pietra era nascosto un prodigioso tesoro, e che solo lui, Aladino, avrebbe potuto sollevare quella pietra ed impadronirsi del tesoro, perché era puro di cuore.
Il ragazzo infatti, egli stesso incredulo, riuscì a sollevare la pietra, sotto la quale si poté vedere una lunga scala che conduceva in basso, sottoterra, nel buio. Il mago gli spiegò che la scala conduceva a sua volta a tre sale, in cui erano riposti molti orci di bronzo contenenti oro ed argento, ma Aladino non doveva toccarli o sarebbe caduto fulminato. Doveva invece attraversare le stanze e raggiungere un giardino dove avrebbe potuto cogliere gli straordinari frutti che erano sugli alberi. Dopo il giardino, proseguì il mago, doveva seguire un viale che portava finalmente ad una terrazza, dove si trovava una lampada, un lume ad olio: doveva spegnere la lampada, buttare via lo stoppino e l'olio, nascondersela nel petto e portarla al mago. Aladino si avviò, ed il finto zio gli consegnò un anello fatato che gli sarebbe servito da talismano e lo avrebbe protetto.
Il ragazzo scese, attraversò le tre sale senza toccare niente, colse i frutti nel giardino incantato, e questi frutti erano gioielli e pietre preziose, ma a lui parvero soltanto vetri colorati, sia pur splendidi, e ne prese un bel po' per la loro bellezza; proseguì e prese la lampada. Tornando indietro, però, il peso dei gioielli raccolti nel giardino gli impedì di salire gli ultimi scalini per tornare all'aperto. Chiese aiuto al mago, ma il mago gli disse di consegnargli prima la lampada. Aladino non si fidava, aveva paura che avuta la lampada poi il mago lo avrebbe lasciato lì dentro, ma quello non desisteva e insisteva per averla. I due in breve si misero a litigare, così il mago, infuriato, gettò dell'altra polvere sul fuoco di sterpi, pronunciò una formula magica e subito la pietra quadrata tornò al suo posto e chiuse Aladino sottoterra.
Una lampada ad olio del tipo che frequentemente si accosta graficamente a questa leggenda; quella nell'immagine è una lampada indiana, ed in effetti Galland, nella sua compilazione delle Mille e una notte, si basò anche su testi indo-persiani
Passati due giorni colà rinchiuso, il terzo giorno Aladino si disperò, pensò alla madre, giunse le mani in preghiera, ma così facendo involontariamente strofinò l'anello che il mago gli aveva dato come talismano. Nel buio si vide allora una piccola luce, via via sempre più luminosa, e in questa pian piano prese forma una gigantesca sagoma: era un Jinn (Genio). Il Genio gli spiegò che Aladino era il suo padrone, poiché portava al dito l'anello, e che poteva comandarlo e chiedergli di esaudire suoi desideri. Il ragazzo gli ordinò di farlo uscire da lì e subito si ritrovò all'aperto, proprio nel punto dal quale era entrato sottoterra. Corse a casa dalla madre e, vedendola, svenne fra le sue braccia; poi si riprese e le raccontò l'accaduto. Le chiese quindi del cibo, ma cibo in casa non ce n'era e non c'erano nemmeno soldi per comprarne, così disse alla madre di andare al mercato e vendere la lampada. La donna, che era una brava massaia, prima di uscire provò a lucidarla, così la strofinò e nel farlo, dal beccuccio del lume, uscì fuori un altro Genio, che le disse di comandarlo e chiedergli di esaudire suoi desideri poiché, avendo ella la lampada, era sua padrona. La madre svenne per lo spavento, ma Aladino prese la lampada e comandò al Genio di portare del cibo. Poco dopo questo si ripresentò diligentemente con un bacile d'argento, 12 piatti d'argento colmi di squisite prelibatezze, due bottiglie di vino e due calici d'argento. La madre rinvenne giusto in tempo per pranzare lautamente insieme al figlio.
Madre e figlio, con l'aiuto del Genio della lampada, riuscirono da quel giorno a vivere bene ed in prosperità. All'occorrenza il giovane vendeva, uno ad uno, i piatti d'argento con cui il genio aveva portato le vivande; ma i primi li vendette a un mercante ebreo che, profittando della sua ingenuità, glieli pagò ciascuno una moneta d'oro, sinché un orefice onesto non gli spiegò che valevano settantadue volte tanto ed a quel prezzo glieli pagò da quel giorno in avanti. Aladino non si montò la testa, ma viveva responsabilmente, peraltro senza esagerare e perciò senza dare nell'occhio; aprì un negozio di stoffe, come gli aveva prospettato il mago, e gli affari andavano discretamente bene.
Un bel giorno d'estate, un giorno caldissimo, torrido, Aladino era vicino alla reggia in cui abitava il sovrano,[6] e passò un banditore per ordinare di chiudere le botteghe e rinserrarsi in casa poiché stava per passare la figlia dell'imperatore, che per rinfrescarsi era andata a prendere un bagno. Incuriosito, il giovane si nascose e dopo poco, gli passò davanti Badru l-budÅ«r,[7] la figlia dell'imperatore, il cui nome significava "luna piena delle lune piene", con il suo nutrito seguito di donne ed eunuchi. Quando fu quasi davanti al luogo in cui Aladino si era nascosto, si tolse il velo che le copriva il volto ed il giovane poté vedere il suo splendido viso, e se ne innamorò. Decise così subito, ardente di passione, di volerla sposare.
Aladino vende i piatti d'argento al mercante ebreo, che glieli paga una moneta d'oro quando ne valgono 72[8]
Mandò perciò la madre dall'imperatore a chiedere la mano della figlia, e la spedì accompagnata da quei gioielli e preziosi che aveva preso nel giardino incantato e che ora aveva compreso dover essere di ingente valore; posati su un vassoio ed avvolti in un panno, li inviava in dono per manifestare tangibilmente la sua solidità economica. Sei volte andò la madre all'udienza dell'imperatore, e per sei volte stette in piedi di fronte a lui, in attesa di essere udita senza doverlo espressamente interpellare. Tuttavia il sovrano l'aveva notata ed il settimo giorno decise di sentirla e la madre espresse la proposta.
Il sovrano, sorpreso, si consigliò col suo fido gran visir, il suo Primo ministro, il quale sperava che la principessa fosse data in moglie a un suo figlio; il visir lo consigliò di prendere tempo e così l'imperatore rispose che avrebbe acconsentito alle nozze soltanto se entro tre mesi Aladino gli avesse fatto pervenire la dote.[9] Mentre attendevano che il tempo passasse, contenti della promessa ottenuta, la madre un giorno udì per caso che erano state fissate le nozze di Badru l-budÅ«r con il figlio del visir. Aladino allora chiamò il Genio della lampada e gli disse che dopo la cerimonia, non appena la principessa ed il suo novello sposo si fossero ritirati per la loro prima notte, glieli conducesse lì insieme, con tutto il letto e un vassoio pieno di piselli.
La madre di Aladino presenta all'imperatore il vassoio di gemme del giardino incantato[8]
Il Genio così fece, e sempre senza mai farsi vedere da questi, portò gli sposi tutti spaventati a casa del giovane, e per ordine di questi chiuse il figlio del visir nel bagno. Aladino spiegò alla principessa della promessa tradita dall'imperatore, e si coricò nel letto volgendole le spalle, dopo aver messo una scimitarra fa sé e la donna, a garanzia dell'onore di entrambi. L'indomani, all'alba, fece liberare lo sposo, lo fece coricare e fece riportare dal Genio letto ed occupanti nella loro camera nuziale. La principessa raccontò l'accaduto alla madre, che non le credette, e passò la giornata con l'inquietudine per l'accaduto. La notte seguente Aladino comandò al Genio di rifare quanto fatto la notte precedente e tutto si ripeté una seconda volta esattamente come la prima. La mattina dopo l'imperatore riuscì a farsi raccontare i fatti dalla figlia, ed il gran visir fece lo stesso con il figlio suo. Questi, sebbene conscio del grande onore accordatogli per aver ottenuto di sposare la figlia del sovrano, si risolse a chiedere al padre di domandare l'annullamento del matrimonio, perché la prospettiva di una vita coniugale tanto movimentata e tanto dolorosa per la restrizione nel bagno, non faceva per lui. Il matrimonio fu dunque annullato. Allo scadere dei tre mesi, Aladino mandò sua madre a corte a ricordare al sovrano la sua promessa, ed egli l'ascoltò per prima durante l'udienza. L'imperatore non poteva pubblicamente non tener fede alla propria promessa e perciò, pensando di chiedere l'impossibile, così da non dover più dare la figlia a quello sconosciuto, stabilì il prezzo della principessa in 40 barili d'oro massiccio, pieni di gemme dello stesso valore di quelle già portate tre mesi prima. La madre rincasò ed Aladino, con l'ausilio del suo Genio, la rimandò a palazzo con quanto richiesto, prima che l'udienza fosse terminata. I barili erano portati da quaranta schiavi bianchi e quaranta schiavi neri, così riccamente vestiti che gli uscieri del palazzo scambiarono il primo per un re e gli baciarono la veste. L'imperatore diede dunque il suo consenso e invitò il giovane a corte.
Aladino si fece dare dal Genio abiti meravigliosi per sé e per la madre, ed in sella ad un destriero di fulgida bellezza, alla testa di un corteo di quaranta schiavi e sei schiave che gettavano monete d'oro al loro passaggio, giunse con discrezione a palazzo. Quivi non gli fu consentito di scendere da cavallo, ma fu portato in sella sino alla sala delle udienze, ove l'imperatore non volle che egli, com'era uso, si prostrasse al suo cospetto. Una volta fattosi conoscere personalmente, riscosse anche la stima e la simpatia del sovrano. Per gli sponsali fece costruire al Genio un palazzo meraviglioso, grande bello e ricco di ogni ben di Dio, con un sontuoso salone di 24 finestre tutte adornate di gemme (una delle quali però, per volontà di Aladino, lasciata sguarnita e da terminare), una fornitissima stanza del tesoro stracolma di averi e anche, e questa era davvero gran magia, un tesoriere onesto. In questo palazzo sarebbe andato a vivere con la sua sposa. Questa, appreso dello straordinario sfarzo col quale il suo nuovo coniuge si era presentato, ed avendolo trovato di più che leggiadro aspetto, gli disse che effettivamente avrebbe obbedito agli ordini di suo padre senza ripugnanza. L'imperatore venne a visitare il palazzo e, notata nel salone la ventiquattresima finestra non rifinita, ne chiese ad Aladino, il quale gli spiegò che era stata lasciata così apposta perché potesse essere il sovrano, ultimandone la rifinitura, a completare la costruzione del meraviglioso palazzo. Il sovrano diede ordine ai suoi gioiellieri di terminarla, ma dopo un mese e mezzo di vani tentativi, poiché nemmeno l'imperatore disponeva di gemme abbastanza preziose, Aladino li congedò e fece terminare la finestra al Genio.
Il giovane divenne presto anche un fidato consigliere del sovrano e partecipava alle vicende dello stato. Passarono alcuni anni di grande felicità.
Nel Maghreb ov'era tornato, però, il mago africano, il finto zio, grazie ad un suo sistema di divinazione della sabbia,[10] misteriosamente venne a sapere che non solo Aladino non era morto nella caverna in cui l'aveva abbandonato, ma che nel frattempo era pure divenuto un uomo di successo e gli fu facile intuire che tutto questo si doveva alla lampada, che lo stregone considerava "sua" per quanto impegno aveva messo nel cercarla e provare ad appropriarsene. Bramoso di vendetta e sempre interessato alla lampada, il mago si travestì da venditore ambulante ed in sella ad un cavallo berbero al più presto tornò in Cina. Un giorno che Aladino uscì per andare a caccia in una contrada distante, andò sotto il suo palazzo e gridando «Chi vuol cambiare vecchie lucerne con lucerne nuove?» chiese alla servitù se non intendessero barattare vantaggiosamente vecchie lampade ad olio con altre lampade ad olio nuove di zecca. Una fantesca si ricordò che Aladino ne aveva proprio una, di lampada vecchia, in un armadio, anzi era l'unica cosa vecchia in un palazzo splendente di ricchezza, e corse a fare l'affare. Il mago, non appena ebbe in mano la lampada fatata, ordinò al Genio di portare in Africa il palazzo e quanto conteneva, principessa compresa. Grande fu lo sconcerto quando a corte ci si accorse che Badru l-budÅ«r e magione erano improvvisamente spariti. L'imperatore allora fece rientrare subito Aladino, anzi per sicurezza lo fece direttamente arrestare e chiamò il boia perché lo decapitasse; intorno al palazzo si radunò una folla che, minacciando una sommossa, chiese di liberare il figlio del sarto che aveva fatto fortuna. L'imperatore, pur sempre in collera, lo graziò, ma gli ordinò di riportare a casa la figlia entro 40 giorni, altrimenti gli avrebbe tagliato la testa, stavolta senza possibilità di grazia.
Aladino, anche se aveva perso la lampada, aveva ancora al dito l'anello magico, il talismano: tre giorni dopo inavvertitamente lo strofinò mentre rischiava di cadere e ne venne fuori il Genio. Aladino chiese al Genio dell'anello di annullare il sortilegio del mago. Ma il Genio dell'anello non poteva sovrastare le magie di quello della lampada, così Aladino si fece almeno portare lì dove si trovava ora la principessa. In un battibaleno fu sul posto. Con un sotterfugio entrò nel palazzo, raggiunse la moglie e si fece raccontare l'accaduto. Il mago, gli disse Badru l-budÅ«r, voleva prenderla lui in moglie, giacché si stimava che l'imperatore nel frattempo l'avesse fatto decapitare e che ella fosse rimasta vedova. Aladino le impose di assecondarlo e di invitarlo a cena, e nel frattempo si procurò un potente sonnifero in polvere che la principessa avrebbe messo nella coppa per il vino destinata al mago. Il mago non sospettò nulla, bevve contento e dopo poco si addormentò al suolo. Aladino, dopo aver decapitato il mago, ritrova la lampada e se la riprende, poi con la principessa sua moglie, ed insieme con il palazzo, tornarono tutti rapidamente in Cina, dove furono accolti con grandi onori e dieci giorni di festeggiamenti.
Copertina di un'edizione francese con lo stralcio della storia di Aladino.[8]
Il necromante ucciso, però, aveva un fratello, necromante anch'egli, che non sentendone più notizie, anche lui con la divinazione della sabbia seppe dove si trovava e cosa gli era capitato. Raggiunse la Cina e qui seppe di una tal Fatima che viveva quasi eremita e dispensava grazie. Entrò nella sua casa di notte, si fece consegnare i suoi abiti, si fece tingere il volto e poi l'uccise. Uscito con i suoi abiti indosso, fu subito accerchiato da una folla crescente che lo scambiò per la santona, e cominciarono tutti a dirigersi verso il palazzo di Badru l-budÅ«r. Questa, saputo che in piazza c'era Fatima (così tutti credevano), la fece condurre a palazzo per ospitarvela. La falsa Fatima, richiesta di un giudizio sul palazzo disse che per essere davvero il palazzo più bello del mondo avrebbe dovuto avere un uovo di Roc appeso al lampadario della sala grande. La principessa lo disse al marito, il quale strofinò la lampada per chiedere al Genio di procurare l'ignoto orpello. Il Genio però cacciò un urlo terrificante e gli disse che per sua fortuna la richiesta non veniva da Aladino, ma da altri: ciò che la finta Fatima aveva indicato come uovo di Roc altri non era che il padrone infernale del Genio e la richiesta di appenderlo come un pendaglio al lampadario avrebbe dovuto far incollerire il Genio e fargli incenerire casa ed occupanti della stessa. Ma poiché appunto il Genio sapeva come stavano le cose, non lo fece, anzi avvisò Aladino della presenza dissimulata del secondo mago.
Aladino tornò allora dalla finta Fatima, e proprio mentre il fratello del necromante stava per pugnalarlo, fu più svelto di lui e lo uccise.
E fu così che, quelli rimasti, vissero tutti felici e contenti.Lingua : Italiano (ita) Aladino e la lampada meravigliosa [materiale a stampa] / Arnaldo Dominicis (non è specificato), Traduttore . - ottobre 1993.
ISBN : 978-88-7983-051-5
giovane Aladino, un ragazzo che viveva nel Catai (antico nome occidentale con il quale si identifica l'odierna Cina settentrionale), era un fannullone perdigiorno, la cui indolenza faceva disperare la madre, rimasta vedova del padre, il sarto Lutsciù,[5] morto di crepacuore per la preoccupazione che gli dava questo figlio disobbediente. Un giorno Aladino ricevette la visita di un mago proveniente dal Maghreb, che saputo della morte del padre si spacciò per un suo fratello, anche se né madre né figlio avevano mai inteso dire di qualche fratello di Lutsciù. Il mago, uno stregone, un necromante, abbindolò la madre, cui regalò frutta e dolci, e la convinse ad affidargli il giovane scapestrato per farne un mercante di stoffe.
Un venerdì il mago chiese ad Aladino di accompagnarlo fuori città; in aperta campagna accese un fuoco di sterpi, vi gettò sopra una polvere di odore strano, e mentre dal fuoco si levava un fumo inquietante, declamò parole incomprensibili. La terra si aprì improvvisamente ed apparve una grossa pietra di forma quadrata, che aveva nel mezzo un grosso anello di bronzo. Aladino avrebbe voluto scappare, ma il mago lo fermò con uno schiaffo e gli disse che sotto quella pietra era nascosto un prodigioso tesoro, e che solo lui, Aladino, avrebbe potuto sollevare quella pietra ed impadronirsi del tesoro, perché era puro di cuore.
Il ragazzo infatti, egli stesso incredulo, riuscì a sollevare la pietra, sotto la quale si poté vedere una lunga scala che conduceva in basso, sottoterra, nel buio. Il mago gli spiegò che la scala conduceva a sua volta a tre sale, in cui erano riposti molti orci di bronzo contenenti oro ed argento, ma Aladino non doveva toccarli o sarebbe caduto fulminato. Doveva invece attraversare le stanze e raggiungere un giardino dove avrebbe potuto cogliere gli straordinari frutti che erano sugli alberi. Dopo il giardino, proseguì il mago, doveva seguire un viale che portava finalmente ad una terrazza, dove si trovava una lampada, un lume ad olio: doveva spegnere la lampada, buttare via lo stoppino e l'olio, nascondersela nel petto e portarla al mago. Aladino si avviò, ed il finto zio gli consegnò un anello fatato che gli sarebbe servito da talismano e lo avrebbe protetto.
Il ragazzo scese, attraversò le tre sale senza toccare niente, colse i frutti nel giardino incantato, e questi frutti erano gioielli e pietre preziose, ma a lui parvero soltanto vetri colorati, sia pur splendidi, e ne prese un bel po' per la loro bellezza; proseguì e prese la lampada. Tornando indietro, però, il peso dei gioielli raccolti nel giardino gli impedì di salire gli ultimi scalini per tornare all'aperto. Chiese aiuto al mago, ma il mago gli disse di consegnargli prima la lampada. Aladino non si fidava, aveva paura che avuta la lampada poi il mago lo avrebbe lasciato lì dentro, ma quello non desisteva e insisteva per averla. I due in breve si misero a litigare, così il mago, infuriato, gettò dell'altra polvere sul fuoco di sterpi, pronunciò una formula magica e subito la pietra quadrata tornò al suo posto e chiuse Aladino sottoterra.
Una lampada ad olio del tipo che frequentemente si accosta graficamente a questa leggenda; quella nell'immagine è una lampada indiana, ed in effetti Galland, nella sua compilazione delle Mille e una notte, si basò anche su testi indo-persiani
Passati due giorni colà rinchiuso, il terzo giorno Aladino si disperò, pensò alla madre, giunse le mani in preghiera, ma così facendo involontariamente strofinò l'anello che il mago gli aveva dato come talismano. Nel buio si vide allora una piccola luce, via via sempre più luminosa, e in questa pian piano prese forma una gigantesca sagoma: era un Jinn (Genio). Il Genio gli spiegò che Aladino era il suo padrone, poiché portava al dito l'anello, e che poteva comandarlo e chiedergli di esaudire suoi desideri. Il ragazzo gli ordinò di farlo uscire da lì e subito si ritrovò all'aperto, proprio nel punto dal quale era entrato sottoterra. Corse a casa dalla madre e, vedendola, svenne fra le sue braccia; poi si riprese e le raccontò l'accaduto. Le chiese quindi del cibo, ma cibo in casa non ce n'era e non c'erano nemmeno soldi per comprarne, così disse alla madre di andare al mercato e vendere la lampada. La donna, che era una brava massaia, prima di uscire provò a lucidarla, così la strofinò e nel farlo, dal beccuccio del lume, uscì fuori un altro Genio, che le disse di comandarlo e chiedergli di esaudire suoi desideri poiché, avendo ella la lampada, era sua padrona. La madre svenne per lo spavento, ma Aladino prese la lampada e comandò al Genio di portare del cibo. Poco dopo questo si ripresentò diligentemente con un bacile d'argento, 12 piatti d'argento colmi di squisite prelibatezze, due bottiglie di vino e due calici d'argento. La madre rinvenne giusto in tempo per pranzare lautamente insieme al figlio.
Madre e figlio, con l'aiuto del Genio della lampada, riuscirono da quel giorno a vivere bene ed in prosperità. All'occorrenza il giovane vendeva, uno ad uno, i piatti d'argento con cui il genio aveva portato le vivande; ma i primi li vendette a un mercante ebreo che, profittando della sua ingenuità, glieli pagò ciascuno una moneta d'oro, sinché un orefice onesto non gli spiegò che valevano settantadue volte tanto ed a quel prezzo glieli pagò da quel giorno in avanti. Aladino non si montò la testa, ma viveva responsabilmente, peraltro senza esagerare e perciò senza dare nell'occhio; aprì un negozio di stoffe, come gli aveva prospettato il mago, e gli affari andavano discretamente bene.
Un bel giorno d'estate, un giorno caldissimo, torrido, Aladino era vicino alla reggia in cui abitava il sovrano,[6] e passò un banditore per ordinare di chiudere le botteghe e rinserrarsi in casa poiché stava per passare la figlia dell'imperatore, che per rinfrescarsi era andata a prendere un bagno. Incuriosito, il giovane si nascose e dopo poco, gli passò davanti Badru l-budÅ«r,[7] la figlia dell'imperatore, il cui nome significava "luna piena delle lune piene", con il suo nutrito seguito di donne ed eunuchi. Quando fu quasi davanti al luogo in cui Aladino si era nascosto, si tolse il velo che le copriva il volto ed il giovane poté vedere il suo splendido viso, e se ne innamorò. Decise così subito, ardente di passione, di volerla sposare.
Aladino vende i piatti d'argento al mercante ebreo, che glieli paga una moneta d'oro quando ne valgono 72[8]
Mandò perciò la madre dall'imperatore a chiedere la mano della figlia, e la spedì accompagnata da quei gioielli e preziosi che aveva preso nel giardino incantato e che ora aveva compreso dover essere di ingente valore; posati su un vassoio ed avvolti in un panno, li inviava in dono per manifestare tangibilmente la sua solidità economica. Sei volte andò la madre all'udienza dell'imperatore, e per sei volte stette in piedi di fronte a lui, in attesa di essere udita senza doverlo espressamente interpellare. Tuttavia il sovrano l'aveva notata ed il settimo giorno decise di sentirla e la madre espresse la proposta.
Il sovrano, sorpreso, si consigliò col suo fido gran visir, il suo Primo ministro, il quale sperava che la principessa fosse data in moglie a un suo figlio; il visir lo consigliò di prendere tempo e così l'imperatore rispose che avrebbe acconsentito alle nozze soltanto se entro tre mesi Aladino gli avesse fatto pervenire la dote.[9] Mentre attendevano che il tempo passasse, contenti della promessa ottenuta, la madre un giorno udì per caso che erano state fissate le nozze di Badru l-budÅ«r con il figlio del visir. Aladino allora chiamò il Genio della lampada e gli disse che dopo la cerimonia, non appena la principessa ed il suo novello sposo si fossero ritirati per la loro prima notte, glieli conducesse lì insieme, con tutto il letto e un vassoio pieno di piselli.
La madre di Aladino presenta all'imperatore il vassoio di gemme del giardino incantato[8]
Il Genio così fece, e sempre senza mai farsi vedere da questi, portò gli sposi tutti spaventati a casa del giovane, e per ordine di questi chiuse il figlio del visir nel bagno. Aladino spiegò alla principessa della promessa tradita dall'imperatore, e si coricò nel letto volgendole le spalle, dopo aver messo una scimitarra fa sé e la donna, a garanzia dell'onore di entrambi. L'indomani, all'alba, fece liberare lo sposo, lo fece coricare e fece riportare dal Genio letto ed occupanti nella loro camera nuziale. La principessa raccontò l'accaduto alla madre, che non le credette, e passò la giornata con l'inquietudine per l'accaduto. La notte seguente Aladino comandò al Genio di rifare quanto fatto la notte precedente e tutto si ripeté una seconda volta esattamente come la prima. La mattina dopo l'imperatore riuscì a farsi raccontare i fatti dalla figlia, ed il gran visir fece lo stesso con il figlio suo. Questi, sebbene conscio del grande onore accordatogli per aver ottenuto di sposare la figlia del sovrano, si risolse a chiedere al padre di domandare l'annullamento del matrimonio, perché la prospettiva di una vita coniugale tanto movimentata e tanto dolorosa per la restrizione nel bagno, non faceva per lui. Il matrimonio fu dunque annullato. Allo scadere dei tre mesi, Aladino mandò sua madre a corte a ricordare al sovrano la sua promessa, ed egli l'ascoltò per prima durante l'udienza. L'imperatore non poteva pubblicamente non tener fede alla propria promessa e perciò, pensando di chiedere l'impossibile, così da non dover più dare la figlia a quello sconosciuto, stabilì il prezzo della principessa in 40 barili d'oro massiccio, pieni di gemme dello stesso valore di quelle già portate tre mesi prima. La madre rincasò ed Aladino, con l'ausilio del suo Genio, la rimandò a palazzo con quanto richiesto, prima che l'udienza fosse terminata. I barili erano portati da quaranta schiavi bianchi e quaranta schiavi neri, così riccamente vestiti che gli uscieri del palazzo scambiarono il primo per un re e gli baciarono la veste. L'imperatore diede dunque il suo consenso e invitò il giovane a corte.
Aladino si fece dare dal Genio abiti meravigliosi per sé e per la madre, ed in sella ad un destriero di fulgida bellezza, alla testa di un corteo di quaranta schiavi e sei schiave che gettavano monete d'oro al loro passaggio, giunse con discrezione a palazzo. Quivi non gli fu consentito di scendere da cavallo, ma fu portato in sella sino alla sala delle udienze, ove l'imperatore non volle che egli, com'era uso, si prostrasse al suo cospetto. Una volta fattosi conoscere personalmente, riscosse anche la stima e la simpatia del sovrano. Per gli sponsali fece costruire al Genio un palazzo meraviglioso, grande bello e ricco di ogni ben di Dio, con un sontuoso salone di 24 finestre tutte adornate di gemme (una delle quali però, per volontà di Aladino, lasciata sguarnita e da terminare), una fornitissima stanza del tesoro stracolma di averi e anche, e questa era davvero gran magia, un tesoriere onesto. In questo palazzo sarebbe andato a vivere con la sua sposa. Questa, appreso dello straordinario sfarzo col quale il suo nuovo coniuge si era presentato, ed avendolo trovato di più che leggiadro aspetto, gli disse che effettivamente avrebbe obbedito agli ordini di suo padre senza ripugnanza. L'imperatore venne a visitare il palazzo e, notata nel salone la ventiquattresima finestra non rifinita, ne chiese ad Aladino, il quale gli spiegò che era stata lasciata così apposta perché potesse essere il sovrano, ultimandone la rifinitura, a completare la costruzione del meraviglioso palazzo. Il sovrano diede ordine ai suoi gioiellieri di terminarla, ma dopo un mese e mezzo di vani tentativi, poiché nemmeno l'imperatore disponeva di gemme abbastanza preziose, Aladino li congedò e fece terminare la finestra al Genio.
Il giovane divenne presto anche un fidato consigliere del sovrano e partecipava alle vicende dello stato. Passarono alcuni anni di grande felicità.
Nel Maghreb ov'era tornato, però, il mago africano, il finto zio, grazie ad un suo sistema di divinazione della sabbia,[10] misteriosamente venne a sapere che non solo Aladino non era morto nella caverna in cui l'aveva abbandonato, ma che nel frattempo era pure divenuto un uomo di successo e gli fu facile intuire che tutto questo si doveva alla lampada, che lo stregone considerava "sua" per quanto impegno aveva messo nel cercarla e provare ad appropriarsene. Bramoso di vendetta e sempre interessato alla lampada, il mago si travestì da venditore ambulante ed in sella ad un cavallo berbero al più presto tornò in Cina. Un giorno che Aladino uscì per andare a caccia in una contrada distante, andò sotto il suo palazzo e gridando «Chi vuol cambiare vecchie lucerne con lucerne nuove?» chiese alla servitù se non intendessero barattare vantaggiosamente vecchie lampade ad olio con altre lampade ad olio nuove di zecca. Una fantesca si ricordò che Aladino ne aveva proprio una, di lampada vecchia, in un armadio, anzi era l'unica cosa vecchia in un palazzo splendente di ricchezza, e corse a fare l'affare. Il mago, non appena ebbe in mano la lampada fatata, ordinò al Genio di portare in Africa il palazzo e quanto conteneva, principessa compresa. Grande fu lo sconcerto quando a corte ci si accorse che Badru l-budÅ«r e magione erano improvvisamente spariti. L'imperatore allora fece rientrare subito Aladino, anzi per sicurezza lo fece direttamente arrestare e chiamò il boia perché lo decapitasse; intorno al palazzo si radunò una folla che, minacciando una sommossa, chiese di liberare il figlio del sarto che aveva fatto fortuna. L'imperatore, pur sempre in collera, lo graziò, ma gli ordinò di riportare a casa la figlia entro 40 giorni, altrimenti gli avrebbe tagliato la testa, stavolta senza possibilità di grazia.
Aladino, anche se aveva perso la lampada, aveva ancora al dito l'anello magico, il talismano: tre giorni dopo inavvertitamente lo strofinò mentre rischiava di cadere e ne venne fuori il Genio. Aladino chiese al Genio dell'anello di annullare il sortilegio del mago. Ma il Genio dell'anello non poteva sovrastare le magie di quello della lampada, così Aladino si fece almeno portare lì dove si trovava ora la principessa. In un battibaleno fu sul posto. Con un sotterfugio entrò nel palazzo, raggiunse la moglie e si fece raccontare l'accaduto. Il mago, gli disse Badru l-budÅ«r, voleva prenderla lui in moglie, giacché si stimava che l'imperatore nel frattempo l'avesse fatto decapitare e che ella fosse rimasta vedova. Aladino le impose di assecondarlo e di invitarlo a cena, e nel frattempo si procurò un potente sonnifero in polvere che la principessa avrebbe messo nella coppa per il vino destinata al mago. Il mago non sospettò nulla, bevve contento e dopo poco si addormentò al suolo. Aladino, dopo aver decapitato il mago, ritrova la lampada e se la riprende, poi con la principessa sua moglie, ed insieme con il palazzo, tornarono tutti rapidamente in Cina, dove furono accolti con grandi onori e dieci giorni di festeggiamenti.
Copertina di un'edizione francese con lo stralcio della storia di Aladino.[8]
Il necromante ucciso, però, aveva un fratello, necromante anch'egli, che non sentendone più notizie, anche lui con la divinazione della sabbia seppe dove si trovava e cosa gli era capitato. Raggiunse la Cina e qui seppe di una tal Fatima che viveva quasi eremita e dispensava grazie. Entrò nella sua casa di notte, si fece consegnare i suoi abiti, si fece tingere il volto e poi l'uccise. Uscito con i suoi abiti indosso, fu subito accerchiato da una folla crescente che lo scambiò per la santona, e cominciarono tutti a dirigersi verso il palazzo di Badru l-budÅ«r. Questa, saputo che in piazza c'era Fatima (così tutti credevano), la fece condurre a palazzo per ospitarvela. La falsa Fatima, richiesta di un giudizio sul palazzo disse che per essere davvero il palazzo più bello del mondo avrebbe dovuto avere un uovo di Roc appeso al lampadario della sala grande. La principessa lo disse al marito, il quale strofinò la lampada per chiedere al Genio di procurare l'ignoto orpello. Il Genio però cacciò un urlo terrificante e gli disse che per sua fortuna la richiesta non veniva da Aladino, ma da altri: ciò che la finta Fatima aveva indicato come uovo di Roc altri non era che il padrone infernale del Genio e la richiesta di appenderlo come un pendaglio al lampadario avrebbe dovuto far incollerire il Genio e fargli incenerire casa ed occupanti della stessa. Ma poiché appunto il Genio sapeva come stavano le cose, non lo fece, anzi avvisò Aladino della presenza dissimulata del secondo mago.
Aladino tornò allora dalla finta Fatima, e proprio mentre il fratello del necromante stava per pugnalarlo, fu più svelto di lui e lo uccise.
E fu così che, quelli rimasti, vissero tutti felici e contenti.
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 057 FIA.DOM.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile 0599 FIA.DOM.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile
Titolo : L'alfabeto della saggezza. 21 racconti da tutto il mondo Altro titolo : L Tipo di documento: materiale a stampa Autori: J. Marin Coles, Autore ; L. Marin Ross, Autore Editore: San Dorligo della Valle (TS) [Italia] : Edizioni EL Data di pubblicazione: 2005 Collane: La collana fantastica Lingua : Italiano (ita) L'alfabeto della saggezza. 21 racconti da tutto il mondo ; L [materiale a stampa] / J. Marin Coles, Autore ; L. Marin Ross, Autore . - San Dorligo della Valle (TS) [Italia] : Edizioni EL, 2005. - (La collana fantastica) .
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 2079 FAV.COL.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile
Titolo : La allegra compagnia Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Tongiani Bruna Giovanna, Autore Editore: Memoranda Data di pubblicazione: 2006 ISBN/ISSN/EAN: 978-88-7725-024-7 Lingua : Italiano (ita) Classificazione: fiaba La allegra compagnia [materiale a stampa] / Tongiani Bruna Giovanna, Autore . - Memoranda, 2006.
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 1095 FIA.TON.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile ... ancora tante storie
Titolo : ... ancora tante storie : Miti,leggende,fiabe di ieri e di oggi: un nuovo itinerario tra fantasia e realtà Tipo di documento: materiale a stampa Autori: M. Rosaria D'aniello, Curatore ; Anna Palazzo, Curatore Editore: Marco Derva Editore Data di pubblicazione: 1988 Collane: Letture per la scuola Numero di pagine: 233 pagine Dimensioni: tascabile Prezzo: lire 11.200 Note generali: Il libro è diviso in tre sezioni: miti e leggende, fiabe antiche, immaginario oggi. Lingua : Italiano (ita) Tags: fiabe miti e leggende ... ancora tante storie : Miti,leggende,fiabe di ieri e di oggi: un nuovo itinerario tra fantasia e realtà [materiale a stampa] / M. Rosaria D'aniello, Curatore ; Anna Palazzo, Curatore . - Marco Derva Editore, 1988 . - 233 pagine ; tascabile. - (Letture per la scuola) .
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 0513 FAV.DAN.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile Arri, morello!
Titolo : Arri, morello! : Una favola per il cavallo Alonso Tipo di documento: materiale a stampa Editore: Brescia [Italia] : Editrice La Scuola Data di pubblicazione: 1985 ISBN/ISSN/EAN: 978-88-350-7629-2 Note generali: Aldo D'arezzo, La carota ballerina ed altre storie di ortaggi
Lino cirillo, La diga nord. Vita e avventure di intrepidi castori
Giuseppe Colli, Il cane portalettere e altri racconti
Vittoria Fabretti, Roccaverde e la luna
Luigi Favero, Elvirina, la stella del circo
Rinaldo Pan, Arri, morello. una favola per il cavallo alonso
Mariafranca Sacristani Mottinelli, SOS pianeta Antik chiama pianeta terra
Paola Picasso, Prezzemolo, il generale e io
Aldo Zelli, Buffe storie di animali
Aldo Zelli, La tartaruga a rotelle ed altre storie di animaliLingua : Italiano (ita) Tags: storie Arri, morello! : Una favola per il cavallo Alonso [materiale a stampa] . - Brescia [Italia] : Editrice La Scuola, 1985.
ISBN : 978-88-350-7629-2
Aldo D'arezzo, La carota ballerina ed altre storie di ortaggi
Lino cirillo, La diga nord. Vita e avventure di intrepidi castori
Giuseppe Colli, Il cane portalettere e altri racconti
Vittoria Fabretti, Roccaverde e la luna
Luigi Favero, Elvirina, la stella del circo
Rinaldo Pan, Arri, morello. una favola per il cavallo alonso
Mariafranca Sacristani Mottinelli, SOS pianeta Antik chiama pianeta terra
Paola Picasso, Prezzemolo, il generale e io
Aldo Zelli, Buffe storie di animali
Aldo Zelli, La tartaruga a rotelle ed altre storie di animali
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 1008 FAV.ARR .1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile
Titolo : Bambini e cannoni : e altre storie inventate da bambini raccolte e riscritte da Mario Lodi Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Mario Lodi (1922-2014), Autore Editore: Torino [Italia] : Giulio Einaudi Editore Data di pubblicazione: 1987 Numero di pagine: 110 pagine Ill.: illustrato Dimensioni: cartonato, rilegato ISBN/ISSN/EAN: 978-88-06-59831-0 Lingua : Italiano (ita) Tags: Racconti Favole Note sul contenuto: I bambini della seconda classe di Biassono con le macchine volanti dei loro amici di Mezzago partirono verso il posto dove c’era la guerra per parlare con i cannoni, per convincerli a non sparare più e a far finire la guerra. Caricano nelle bocche dei cannoni caramelle, patatine, erba, fiori e le farfalle.
La macchinina del signor Antico vince un concorso per l’auto più antica ma scappa dalla vetrina per tornare al campo del suo padrone, ormai morto, per vivere in libertà .
Una bicicletta diventa cavallo, bambine che volano, queste ed altre le storie inventate dai bambini di alcune scuole lombarde con la tecnica dello scrivere insieme, nate dalla corrispondenza fra Mario Lodi ed i piccoli autori, alcune solo ritoccate, altre riscritte rispettando i contenuti dalla mano abile di Mario.Bambini e cannoni : e altre storie inventate da bambini raccolte e riscritte da Mario Lodi [materiale a stampa] / Mario Lodi (1922-2014), Autore . - Torino [Italia] : Giulio Einaudi Editore, 1987 . - 110 pagine : illustrato ; cartonato, rilegato.
ISBN : 978-88-06-59831-0
Lingua : Italiano (ita)
Tags: Racconti Favole Note sul contenuto: I bambini della seconda classe di Biassono con le macchine volanti dei loro amici di Mezzago partirono verso il posto dove c’era la guerra per parlare con i cannoni, per convincerli a non sparare più e a far finire la guerra. Caricano nelle bocche dei cannoni caramelle, patatine, erba, fiori e le farfalle.
La macchinina del signor Antico vince un concorso per l’auto più antica ma scappa dalla vetrina per tornare al campo del suo padrone, ormai morto, per vivere in libertà .
Una bicicletta diventa cavallo, bambine che volano, queste ed altre le storie inventate dai bambini di alcune scuole lombarde con la tecnica dello scrivere insieme, nate dalla corrispondenza fra Mario Lodi ed i piccoli autori, alcune solo ritoccate, altre riscritte rispettando i contenuti dalla mano abile di Mario.Prenotazione
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 0012 FAV.LOD.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile 0013 FAV.LOD.1bis Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile
Titolo : Come i pini di Ramallah Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Antonio Ferrara (1957-), Autore Editore: Fatatrac Data di pubblicazione: 2003 ISBN/ISSN/EAN: 978882221010 Lingua : Italiano (ita) Come i pini di Ramallah [materiale a stampa] / Antonio Ferrara (1957-), Autore . - Fatatrac, 2003.
ISSN : 978882221010
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 0717 FIA.FER.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile
Titolo : Diana,Cupido e il Commendatore Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Bianca Pitzorno (1942-), Autore ; Quentin Blake, Illustratore Editore: Segrate (MI) [Italia] : Arnoldo Mondadori Editore Data di pubblicazione: 1994 Numero di pagine: 295 pagine Ill.: Illustrato Dimensioni: Tascabile ISBN/ISSN/EAN: 978-88-04-38986-6 Prezzo: L.24000 Note generali: Per via di una vecchia lite in famiglia, Diana non ha mai conosciuto il nonno paterno e lo incontrerà solo quando i suoi, perso tutto il patrimonio, dovranno chiedere aiuto e ospitalità al ricco parente, che è proprietario delle cinque sale cinematografiche cittadine. Ma è davvero così odioso, il vecchio Commendatore? Forse no, visto che alla sua età è ancora capace di innamorarsi... E Diana sarà subito dalla sua parte, contro i familiari furibondi e timorosi di perdere l'eredità. Il ritratto di un'infanzia anni '50, in un interno borghese rappresentato con efficacia. Lingua : Italiano (ita) Tags: guerra lite dei amore miti Diana,Cupido e il Commendatore [materiale a stampa] / Bianca Pitzorno (1942-), Autore ; Quentin Blake, Illustratore . - Segrate (MI) [Italia] : Arnoldo Mondadori Editore, 1994 . - 295 pagine : Illustrato ; Tascabile.
ISBN : 978-88-04-38986-6 : L.24000
Per via di una vecchia lite in famiglia, Diana non ha mai conosciuto il nonno paterno e lo incontrerà solo quando i suoi, perso tutto il patrimonio, dovranno chiedere aiuto e ospitalità al ricco parente, che è proprietario delle cinque sale cinematografiche cittadine. Ma è davvero così odioso, il vecchio Commendatore? Forse no, visto che alla sua età è ancora capace di innamorarsi... E Diana sarà subito dalla sua parte, contro i familiari furibondi e timorosi di perdere l'eredità. Il ritratto di un'infanzia anni '50, in un interno borghese rappresentato con efficacia.
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 0829 FAV.PIT.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile
Titolo : LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN SICILIA Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Dino Buzzati (1906-1972) , Autore
Editore: Segrate (MI) [Italia] : Arnoldo Mondadori Editore Data di pubblicazione: 2010 Numero di pagine: 136 PAGINE Ill.: illustrato ISBN/ISSN/EAN: 978-88-04-20981-2 Prezzo: L 9.000 Note generali: è una fiaba in cui si racconta della guerra tra il Granduca di Sicilia e Re Leonzio, sovrano degli orsi. Una guerra in cui saranno coinvolti il sanguinario Gatto Mammone, gli spettri di Rocca Demona e i cinghiali volanti di Molfetta, fino alla vittoria che insedierà Leonzio sul trono di una Sicilia remotissima e fantastica. Ma se pensate che la storia finisca qui, vi sbagliate... Lingua : Italiano (ita) Tags: RIFLESSIONI AMBIGUITÀ UMANITÀ. LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN SICILIA [materiale a stampa] / Dino Buzzati (1906-1972), Autore . - Segrate (MI) [Italia] : Arnoldo Mondadori Editore, 2010 . - 136 PAGINE : illustrato.
ISBN : 978-88-04-20981-2 : L 9.000
è una fiaba in cui si racconta della guerra tra il Granduca di Sicilia e Re Leonzio, sovrano degli orsi. Una guerra in cui saranno coinvolti il sanguinario Gatto Mammone, gli spettri di Rocca Demona e i cinghiali volanti di Molfetta, fino alla vittoria che insedierà Leonzio sul trono di una Sicilia remotissima e fantastica. Ma se pensate che la storia finisca qui, vi sbagliate...
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 0997 FAV.BUZ.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile
Titolo : Favole per un anno Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Autori Vari, Autore Editore: Segrate (MI) [Italia] : Rizzoli Data di pubblicazione: 1990 ISBN/ISSN/EAN: 978-88-17-66951-1 Lingua : Italiano (ita) Favole per un anno [materiale a stampa] / Autori Vari, Autore . - Segrate (MI) [Italia] : Rizzoli, 1990.
ISBN : 978-88-17-66951-1
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 0607 FAV.AUT.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile
Titolo : Favole di ieri, di oggi, di sempre Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Maristella Maggi, Curatore ; Carla Manea, Illustratore Editore: Loreto AN [Italia] : La Spiga Edizioni Data di pubblicazione: 2017 Collane: Leggermente Numero di pagine: 110 pagine Ill.: Esercizi. Illustrazioni Dimensioni: Tascabile ISBN/ISSN/EAN: 978-88-468-3585-7 Note generali: Le favole sono racconti molto antichi che in passato erano tramandati solo a voce e che hanno avuto per secoli, e continuano ad avere, un’ampia diffusione e un grande successo. In prosa o in versi, le favole hanno lo scopo di educare e far riflettere i lettori su determinati comportamenti. L’insegnamento a volte è espressamente scritto nel testo, a volte è solo intuibile; questa parte, che contiene un chiaro messaggio educativo, si chiama morale; essa è sempre valida, in qualsiasi epoca, in qualsiasi luogo e per tutti gli uomini. È proprio questo il motivo per cui ancora oggi le favole appassionano lettori di ogni età. Lingua : Italiano (ita) Tags: Favole Morale Insegnamenti Storie Animali Favole di ieri, di oggi, di sempre [materiale a stampa] / Maristella Maggi, Curatore ; Carla Manea, Illustratore . - Loreto AN [Italia] : La Spiga Edizioni, 2017 . - 110 pagine : Esercizi. Illustrazioni ; Tascabile. - (Leggermente) .
ISBN : 978-88-468-3585-7
Le favole sono racconti molto antichi che in passato erano tramandati solo a voce e che hanno avuto per secoli, e continuano ad avere, un’ampia diffusione e un grande successo. In prosa o in versi, le favole hanno lo scopo di educare e far riflettere i lettori su determinati comportamenti. L’insegnamento a volte è espressamente scritto nel testo, a volte è solo intuibile; questa parte, che contiene un chiaro messaggio educativo, si chiama morale; essa è sempre valida, in qualsiasi epoca, in qualsiasi luogo e per tutti gli uomini. È proprio questo il motivo per cui ancora oggi le favole appassionano lettori di ogni età.
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Titolo : Favole al telefono Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Gianni Rodari (1920-1980) , Autore ; Bruno Munari (1907-1998)
, Illustratore
Editore: Torino [Italia] : Giulio Einaudi Editore Data di pubblicazione: 1987 Numero di pagine: 131 pagine Ill.: illustrato Dimensioni: cartonato, rilegato ISBN/ISSN/EAN: 978-88-06-52654-2 Lingua : Italiano (ita) Tags: Favole Note sul contenuto: Una celebre raccolta di fiabe e raccontini che un papà commesso viaggiatore narra ogni sera alla sua bambina dai più diversi "Alberghi Commercio" della penisola. Diverse per ispirazione e respiro, le storielle di Rodari affrontano i temi nuovi della fantasia infantile, dal mondo dei fumetti a quello della fantascienza. Al di là del gioco funanbolico del suo estro, si avverte la presenza di una sorridente, ma sicura, intenzione pedagogica, una volontà di dialogo coi piccoli lettori nello spirito di una libera e moderna moralità . Favole al telefono [materiale a stampa] / Gianni Rodari (1920-1980), Autore ; Bruno Munari (1907-1998)
, Illustratore . - Torino [Italia] : Giulio Einaudi Editore, 1987 . - 131 pagine : illustrato ; cartonato, rilegato.
ISBN : 978-88-06-52654-2
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Tags: Favole Note sul contenuto: Una celebre raccolta di fiabe e raccontini che un papà commesso viaggiatore narra ogni sera alla sua bambina dai più diversi "Alberghi Commercio" della penisola. Diverse per ispirazione e respiro, le storielle di Rodari affrontano i temi nuovi della fantasia infantile, dal mondo dei fumetti a quello della fantascienza. Al di là del gioco funanbolico del suo estro, si avverte la presenza di una sorridente, ma sicura, intenzione pedagogica, una volontà di dialogo coi piccoli lettori nello spirito di una libera e moderna moralità . Prenotazione
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 0016 FAV.ROD.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile
Titolo : Favole al telefono Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Gianni Rodari (1920-1980) , Autore ; Clementina Acerbi, Curatore
Editore: Milano [Italia] : Einaudi Scuola Data di pubblicazione: 1994 Numero di pagine: 181 pagine Dimensioni: Tascabile ISBN/ISSN/EAN: 978-88-286-0186-9 Prezzo: €10.35 Note generali: Le "Favole al telefono" di Gianni Rodari non conoscono il passare del tempo: i paesi visitati da Giovannino Perdigiorno, imprevedibile viaggiatore, la minuscola Alice Cascherina, i personaggi anticonformisti e gli eventi imprevisti, le dolcissime strade di cioccolato e i saporitissimi palazzi di gelato, i numeri paradossali e le domande assurde capaci di far riflettere il lettore costituiscono i punti di forza di quella inesauribile capacità di invenzione, che Gianni Rodari coniugava con la puntuale osservazione della realtà contemporanea all'insegna dell'eleganza, dell'ironia, della freschezza. Lingua : Italiano (ita) Tags: favole telefono fantasia magia Favole al telefono [materiale a stampa] / Gianni Rodari (1920-1980), Autore ; Clementina Acerbi, Curatore . - Milano [Italia] : Einaudi Scuola, 1994 . - 181 pagine ; Tascabile.
ISBN : 978-88-286-0186-9 : €10.35
Le "Favole al telefono" di Gianni Rodari non conoscono il passare del tempo: i paesi visitati da Giovannino Perdigiorno, imprevedibile viaggiatore, la minuscola Alice Cascherina, i personaggi anticonformisti e gli eventi imprevisti, le dolcissime strade di cioccolato e i saporitissimi palazzi di gelato, i numeri paradossali e le domande assurde capaci di far riflettere il lettore costituiscono i punti di forza di quella inesauribile capacità di invenzione, che Gianni Rodari coniugava con la puntuale osservazione della realtà contemporanea all'insegna dell'eleganza, dell'ironia, della freschezza.
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Tags: favole telefono fantasia magia Prenotazione
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 0826 FAV.ROD.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile Da fiaba a fiaba
Titolo : Da fiaba a fiaba Tipo di documento: materiale a stampa Autori: Anna Palazzo, Curatore ; Dina De Rosa, Curatore Editore: Marco Derva Editore Data di pubblicazione: 1995 Collane: Letture per la scuola Numero di pagine: 238 pagine Dimensioni: tascabile Prezzo: lire 15.500 Note generali: All'interno sono contenute diversi tipi di fiabe, da fiabe di vendetta e punizioni a fiabe di astuti o falsi sciocchi, fiabe al femminile e di paura. Lingua : Italiano (ita) Tags: ragazzi avventure Da fiaba a fiaba [materiale a stampa] / Anna Palazzo, Curatore ; Dina De Rosa, Curatore . - Marco Derva Editore, 1995 . - 238 pagine ; tascabile. - (Letture per la scuola) .
lire 15.500
All'interno sono contenute diversi tipi di fiabe, da fiabe di vendetta e punizioni a fiabe di astuti o falsi sciocchi, fiabe al femminile e di paura.
Lingua : Italiano (ita)
Tags: ragazzi avventure Prenotazione
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Inventario Collocazione Tipo documento Ubicazione Sezione Status 0516 FAV.PAL.1 Libro Biblioteca Malaspina Favole e Fiabe Disponibile